Galleria Raffaella Cortese | Albisola
is a window on contemporary art in Albisola Superiore, on the Ligurian Riviera di Ponente.
In 2022, Raffaella Cortese opened a 12-square-meter exhibition space in Albisola Superiore (Liguria) as a window on contemporary art that showcases two special projects each year. The first project, taking place over the spring and summer, features new commissions by young artists in collaboration with their respective galleries. The second project involves the creation of site-specific artworks by the gallery’s represented artists.
Galleria Raffaella Cortese | Albisola offers a unique opportunity to experience and contemplate art with a different pace, in sync with a natural and aquatic spirit that embodies the freshness of water, the warmth of the sun, and the depth of the blue.


Albisola è una stanza, una stanza che ha a che fare con l’arte e con la mia semplice biografia. Le origini sono le fondamenta della nostra identità, io sono nata a Canelli e se, come dice Cesare Pavese, “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via”, nei miei ricordi di evasione c’è da sempre il mare: pochi giorni dopo la mia nascita, nel maggio del 1964, mia madre mi ha portata in spiaggia posandomi sotto l’ombrellone dei bagni Miramare. Ho trascorso i primi mesi della mia esistenza in riva al mare, senza poterlo vedere, ma sentendolo. Anno dopo anno, si alimentavano le voci sull'arte e, in particolare, su quello che stava succedendo ad Albisola (frequenti sono sempre stati i bisticci sulle “S” di ciascuna frazione, Marina, Superiore e Capo, io rimango fedele alla maggior parte degli artisti che ne hanno scritto con una consonante sola). Parlare di Albisola significa parlare di arte e in modo particolare di ceramica. Le prime fornaci sono state aperte all’inizio del XVI secolo, ma è dagli anni Cinquanta ai Settanta del secolo scorso che artisti italiani –
Nella storica piazzetta di Pozzo Garitta, al piano terra, tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta ebbe il suo studio Lucio Fontana. Oggi, nella piazzetta medioevale, c’è una targa che ricorda lo speciale rapporto tra Lucio Fontana e la cittadina di Albisola. Vi si recò per la prima volta nella seconda metà degli anni Trenta e iniziò a frequentare la manifattura dell’amico Giuseppe Mazzotti, padre di Tullio, dando inizio a un periodo di intensa sperimentazione con la materia. Dopo un periodo in Argentina, dove realizza nel 1946 il Manifesto Blanco, torna in Italia, dove la propria attività si divide tra Milano e Albisola, due luoghi di fondamentale importanza per scendere sempre più a fondo nella propria ricerca, che dal 1947 è guidata dal Manifesto dello Spazialismo.
Il gallerista veneziano Carlo Cardazzo fu il primo a credere in pieno allo Spazialismo, finanziò ogni iniziativa culturale e organizzo le mostre del Movimento nella Galleria del Naviglio di Milano, nella Galleria del Cavallino a Venezia e poi nella Galleria Selecta a Roma, insieme all’amico Vittorio del Gaizo.
Nel 2018 il Centro Esposizioni del MuDa, Museo Diffuso Albissola, ha ospitato la mostra: “Nascita della materia. Lucio Fontana e Albisola”, curata da Luca Bochicchio, ricercatore presso l’Università di Genova e curatore del MuDa. Il nome della mostra “Nascita della materia” prende spunto da una definizione del 1963 del critico Enrico Crispolti, autore e curatore del catalogo generale dell’opera di Fontana.
Da "Milena Milani. Albisola Amore" di Simona Poggi. Viennepierre Edizioni, Milano, 2005.
, Manzoni, Leoncillo e Sassu, fra gli altri – e stranieri – come
Il grande pittore danese del gruppo Cobra Asger Jorn arrivò ad Albisola nella primavera del 1954. Come successe con Fontana, fu Carlo Cardazzo il primo a credere nel suo lavoro e comperare i suoi quadri. Nel 1957 acquistò due antichi edifici sulle alture di Albisola Marina e, con l’aiuto del suo amico e assistente Umberto Gambetta, lavorò costantemente alla trasformazione dell’architettura e del paesaggio in una simbiosi unica fra arte, vita e natura. Prima di morire, nel 1973, lasciò in eredità la sua casa al Comune, con il desiderio che potesse diventare un museo e un luogo di riferimento per gli albisolesi. A partire dal 2000 iniziò l’operazione di restauro e musealizzazione che portò all’apertura della “Casa Museo Jorn” nel 2014.
Fu Jorn a ideare ad Albisola “Gli Incontri Internazionali della Ceramica”: “Movimentati, dinamici, affascinanti. […] Era il 1954, estate, Jorn era il più scatenato, la sua mente era un vulcano di proposte, di iniziative. L’incontro con Sergio Dangelo che era molto giovane e che aveva, anche lui, voglia di fare, di lavorare, fu proficuo per entrambi e per Albisola. Jorn scrisse ai suoi amici del gruppo Cobra che vennero al più presto da queste parti, si trattava di Appel, di Corneille, del ciritco-poeta francese Edouard Jaguer. poi c’erano Matta, Fontana, Agenore Fabbri, Sassu, Scanavino, c’erano Cardazzo e Tullio d’Albisola. Ogni artista aveva in sé qualcosa di magico come, del resto, si avvertiva nell’aria, non si pensava alla storicizzazione, ogni ingegno aveva purezza, trasparenza. Dall’ideologia avveniva fuori la verità, l’arte con la A maiuscola. Le opere degli artisti, compreso Baj, furono esposte all’aperto nella galleria chiamata “Il Vasaio”, davanti alla Fabbrica Mazzotti dove erano state eseguite e più tardi, alla “X Triennale di Milano”. Posso dire che si sentiva la necessità di un nuovo fervore a livello internazionale e tale fervore esisteva realmente. Non ci furono sponsor, locandine o cataloghi. Il Comune offrì solo un rinfresco. Qualche artista, come Corneille, andò a dormire sotto una tenda in collina.”
Da "Milena Milani. Albisola Amore" di Simona Poggi. Viennepierre Edizioni, Milano, 2005.
, Wilfredo Lam, Sebastián Matta – hanno frequentato intensamente le fabbriche trasformando il paese in un punto nevralgico per l’arte contemporanea.

Tante sono le testimonianze di questo felice momento creativo che ha animato Albisola, ma che cosa rimane, oggi? C'è il
La Passeggiata degli Artisti, quasi un chilometro di mosaici pavimentali, è stata inaugurata il 10 agosto del 1963. Quel giorno fu rappresentativo della florida stagione culturale che fin dagli anni Trenta animò Albisola. Furono i due consiglieri comunali di allora, l’operaio Adolfo Testa e l’artista Aligi Sassu, che vollero realizzare questo unico lungomare, un esempio meraviglioso di opera d’arte pubblica, invitando venti artisti, tra pittori e scultori.
Negli anni 2000 i mosaici, a causa del degrado purtroppo ingente, sono stati realizzati ex novo con materiali ceramici Bisazza. Il rinnovamento è stata l’occasione per aggiungere, su volere del Comune, il ventunesimo mosaico di Asger Jorn
Nel 1990 e nel 2005 due mosaici in omaggio a Tullio d’Albisola e Torido Mazzotti vennero realizzati con l’antica tecnica ligure del “risseu” (ciottoli fluviali bianchi e neri).
Oggi il Lungomare degli Artisti è composto da venticinque mosaici ceramici di Eduardo Arroyo, Giorgio Bonelli, Luigi Caldanzano, Aurelio Caminati, Giuseppe Capogrossi, Roberto Crippa, Guy de Rougemont, Giambattista De Salvo, Agenore Fabbri, Lucio Fontana, Antonio Franchini, Mario Gambetta, Franco Garelli, Asger Jorn, Wifredo Lam, Emanuele Luzzati, Mario Porcù, Federico Quatrini, Emanuele Rambaldi, Mario Rossello, Antonio Sabatelli, Eliseo Salino, Antonio Siri, Nino Strada. Oltre alle già nominate nature di Fontana, lungo la passeggiata è possibile vedere il Monumento realizzato da Leoncillo Leonardi tra il 1956 e il 1957 nella storica piazzetta dei pescatori e dedicato ai Caduti di tutte le guerre.
Da "Milena Milani. Albisola Amore" di Simona Poggi. Viennepierre Edizioni, Milano, 2005.
con le potenti Nature di Fontana collocate vicino al sottopasso che coniugava la passeggiata in riva al mare con il Bar Testa, luogo di vivaci incontri fra gli artisti, come il Bar Jamaica è stato per Milano. Per alcuni di loro Albisola significava vacanza, un tempo trascorso tra arte, tuffi, vino e chiacchiere agli storici Bagni Pescetto; per tutti era un momento di lavoro creativo, speso per lo più nei laboratori di ceramica: fra i più conosciuti e frequentati c’erano quello di Giovanni Poggi e quello di
“Tullio Mazzotti, detto Tullio d’Albisola da Marinetti ai tempi del secondo Futurismo, era nato a Albisola nel 1889, è scomparso a Albisola nel 1971. Figlio di un maestro vasaio, si era avvicinato al Futurismo, gravitando intorno al gruppo torinese; nel 1929 aveva partecipato a esposizioni del Movimento presentando le sue opere in ceramica alla mostra “Trentatré futuristi” che si tenne a Milano, alla Galleria Pesaro. Era anche poeta: nel 1932-33 aveva pubblicato un volume con testi suoi e di Marinetti nelle famose edizioni in Litolatta. Albisola per merito suo e del suo laboratorio-bottega è diventata un importante centro di incontri, di sperimentazione e di produzione in ceramica per diverse generazioni dinartisti italiani e stranieri notissimi in tutto il mondo.”
“Nel Manifesto futurista Ceramica e Aeroceramica firmato da Marinetti e da Tullio d’Albisola, pubblicato sulla “Gazzetta del popolo” a Torino il 7 settembre 1930, Albisola viene indicata “capitale ceramica d’Italia”, “dove una doppia velocità di automobili autobotti treni elettrici e motoscafi eccitati dal salto in paese che fa ponte sul torrente forniscono fantasiosamente il più denso e fusibile blu marino”.
Da "Milena Milani. Albisola Amore" di Simona Poggi. Viennepierre Edizioni, Milano, 2005.
. Ancora oggi quest’ultimo congiunge Albisola Mare con Albisola Superiore ed è un esempio raro di architettura un po’ razionalista, un po’ futurista. Progettata nei primi anni ’30 dall’architetto bulgaro Nicolaj Diulgheroff, è un luogo unico dove si coniuga arte e vita: riuniva la residenza, l’atelier e il negozio di Tullio Mazzotti e ancora oggi così è.

Prendendo possesso di questi pochi metri quadrati ad Albisola Superiore ho avvertito il desiderio di permanenza. Nel nostro mondo di eventi spettacolari e transitori, sento la mancanza di intimità e accoglienza; il bisogno di tornare all'arte in modo semplice, in un incontro più profondo e raccolto, a voce bassa. Desideravo anche un pretesto per tornare, ogni tanto, anche solo in giornata, a vedere questo mare e riconciliarmi con l'acqua, elemento così vitale, pericoloso ma anche in pericolo, frequente nell'opera di tanti artisti che ne hanno amato contraddizioni, mutevolezza e meraviglia. Oggi la mia fantasia si è materializzata in questo luogo minuscolo ad Albisola Superiore, con una finestra quadrata rossa sulla parete di fondo che dà sul verde, a due passi dal mare, che è più pensatoio che spazio espositivo.
Saranno gli artisti, come sempre, a definire quella che ho voluto chiamare Aedicula pensando alle numerose statue sacre agli angoli delle case liguri. Vorrei che la stanza avesse una dimensione materiale e spirituale, richiamando gli sguardi dei passanti distratti. Mi sono chiesta, attraverso questo incontro fugace, se le persone potessero concedersi una pausa di gioia e di vicinanza all'arte. Ho creduto che sì, avrei tentato di raggiungere Aedicula con alcuni amici appassionati d'arte e amanti del mare, possibilmente con il telo sottobraccio, sedermi con loro sulla sabbia, notando le stranezze della Liguria, terra di grandi artisti, poeti e cantautori. Ho voluto ritagliare una nicchia ad Albisola, nel tratto che separa Genova da Savona, sicuramente non più conosciuta come una meta d'arte contemporanea, ma ancora spontaneamente sensibile. Per questo motivo ho scelto di operare qui, di risvegliare anche solo un po' l'orgoglio di quello che è stato. An hour is a sea.
R.
At the end of the 1920s, an original and vibrant movement of Second Futurism came to life in Albisola, with close ties to several Italian artistic centers such as Turin, Milan, and Genoa. These connections were fostered above all through the production of artistic ceramics (which was extremely active in Albisola until the 1960s), and like the decorative arts and architecture, it was influenced by the programmatic and all-encompassing vision of the Manifesto of Futurist Reconstruction of the Universe, signed in 1915 by Depero and Balla.
Albisola became part of a particular Ligurian Futurist experience: Marinetti had lived in Genoa in the years preceding the birth of the movement, vibrant poetic and theatrical experiments had taken place during the First World War, and Savona represented a context well connected with Turin.
The significant turning point is attributed to the poet, sculptor, and ceramist Tullio Mazzotti, who, working with his brother in their father’s workshop, initiated a deliberate effort to renew majolica. His so-called “Futurist ceramics” were soon acclaimed by both critics and the market, and Mazzotti fully aligned himself with the Milanese Futurist movement, and therefore with Marinetti.
Albisola thus established relationships with many Futurist figures in Italy, who combined their work in the kilns with that of independent artists such as Lucio Fontana and Salvatore Fancello.
The conceptual drive of Futurism toward the integration of the arts became tangible and forward-looking with the 1932 project of the Hungarian architect and artist Diulgheroff, who envisioned the new Mazzotti factory as a unified space for the kiln, the residence, and the commercial area, down to the smallest details — a fusion of Bauhaus principles with direct Futurist influences.
Alongside Mazzotti, Albisola also saw figures such as Farfa (Vittorio Tomassini), Giovanni Acquaviva, and Ivos Pacetti contributing to projecting Savona into the national artistic scene.
Around the Futurist movement in Albisola developed a wide and diverse range of research, making Albisola into a cutting-edge creative laboratory, capable of transforming a revolutionary artistic language into forms, colors, and objects that still today bear witness to the vitality of that era.


